L’enlèvement
Rapito (Kidnapped)
Best Adapted Screenplay – Italy
Best Set Design – Italy
Best Costume Design – Italy
Best Hair – Italy
Best Makeup – Italy
2023
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Un’infanzia inquisitoria?
Dopo “Il traditore” e “Vincere”, Marco Bellocchio continua ad indagare sulla storia del suo Paese, questa volta nell’Ottocento, in cuore ad un potere papale in crisi. Dopo la sua miniserie “Esterno Notte” sul rapimento di Aldo Moro dalle Brigate Rosse, il maestro italiano tratta questa volta dei rapimenti e conversioni costrette al cristianesimo di bambini italiani ebrei da parte di Papa Pio IX. Il suo nuovo film è quindi incentrato su una famiglia del ghetto di Bologna, il cui figlio è sottratto per ordine del Cardinale nello scopo di ricevere un’educazione cattolica. La legge pontificale è meramente indiscutibile. Però i genitori vogliono ritrovare il figlio e l’opinione pubblica italiana è con loro. Questa lotta famigliare assume una dimensione politica e minaccia allora un potere religiose sempre più vacillante…
Una storia individuale ci fa così scoprire la storia della società italiana e della religione. È una piccola storia nella grande Storia, che mischia intimo e politico in un fatto di cronaca che svela l’evoluzione della democrazia italiana. È un affresco storico intimista sulla caduta dello Stato Pontificio ed il racconto di un ebreo divenuto, all’insaputa della sua famiglia, cristiano per l’eternità in una sindrome di Roma (scusa, di Stoccolma) costruita con scene-specchi e paralleli fra religioni opposte, creando una perdita di punti di riferimento e sovrapponendo un itinerario personale a quello del Cristo, riassumendo così la storia dei monoteismi un in corpo di bambino. “Rapito” costituisce una vera e propria epopea che mostra durante parecchi decenni come la religione frattura esseri, spezza famiglie e provoca guerre. È una requisitoria contro il confinamento dogmatico, l’ossessione del potere e l’oscurantismo.
È dunque per questo motivo che questo film è principalmente girato in magnifici chiaroscuri in cui in direttore della fotografia Francesco di Giacomo privilegia una luce crepuscolare, ciò che partecipa all’onnipresenza dei simboli religiosi messi in moto dalla fragorosa musica classica di Fabio Massimo Capogrosso con i suoi struggenti archi. È così attraverso una splendida regia che Marco Bellocchio ci invita in una ricostituzione d’epoca particolarmente precisa e di qualità, in cui ci sembra di essere in un universo totalmente padroneggiato dal regista, tanto sulla forma quanto sul fondo.
Crea una certa atmosfera che associa realismo storico e accenti barocchi onirici, mescolando dramma sociale e lirismo, oscillando tra un tono grave ed un umore a volte acido, il tutto mantenendo in una mantenuta tensione politica. Per l’occasione, si è circondato di alcuni dei suoi interpreti: Fausto Russo Alesi, accanto ad una commuovente Barbara Ronchi ed al genialmente disprezzabile Paolo Pierobon nel ruolo del papa. Inoltre, una gran parte dell’intreccio poggia sull’interpretazione di bambini, ciò che non è mai facile. L’unico punto negativo che si potrebbe dare al film sarebbe la mancanza di giustificazione della Chiesa per questo ghiribizzo.
Presentato al Festival di Cannes “Rapito” è un bellissimo film multilingue (italiano, ebraico, latino) di uno dei più famosi cineasti italiani contemporanei, la cui opera autunnale ci ricorda la perennità dei conflitti religiosi. Un divino lungometraggio…
Raphaël Sallenave
(Traduzione di Axel Chevalier)